VILLA
ADRIANA: ALCUNE QUESTIONI DI METODO SU CONSERVAZIONE E REINTEGRAZIONE IN AMBITO
ARCHEOLOGICO
Stefano D’Avino
Università di Chieti – Pescara “Gabriele
d’Annunzio”
Il contributo
intende affrontare questioni relative al consolidamento di elementi murari
dissestati come pure il tema della reintegrazione in area archeologica,
prendendo spunto da due progetti condotti sugli importanti resti di Villa
Adriana a Tivoli.
Gli interventi volti
al consolidamento delle strutture interessano sostanzialmente quattro ambiti:
la Sala dei Filosofi, il Teatro Marittimo, gli Hospitalia, il complesso delle
c.d. Biblioteche e le Piccole Terme.
Nel primo caso si
lamenta una diffusa sconnessione dei conci laterizi di sommità imputabile
principalmente al degrado della malta di posa, con perdita di elementi: il
fenomeno potrebbe contrastarsi attraverso un accurato raccordo degli elementi
superstiti con malta di calce e pozzolana (nonché eventuali e puntuali
integrazioni) al fine di proteggere, per effetto di un ritrovato smaltimento
delle acque meteoriche, le strutture sottostanti da infiltrazioni.
Le denunciate
lesioni presenti nella porzione muraria soprastante l’arco d’ingresso sono
state affrontate mediante la posa di una coppia di trefoli in carbonio dotati
di tenditori ancorati, in sommità, alle estremità di una piastra di
ripartizione a ‘C’ cui corrisponderebbe, al di sotto dell’arco (consolidato per
mezzo di iniezioni di malta), un appoggio realizzato con una piastra metallica
opportunamente sagomata e resa attiva per tramite di un letto ripartitore in
teflon.
Per quando riguarda
la volta torica in calcestruzzo armato che attualmente copre una ridotta
porzione dell’ambulacro del Teatro Marittimo la suggerita soluzione di
intervenire con opere di consolidamento volte a contenere i rischi dovuti
all’ossidazione delle barre metalliche con conseguente caduta di lacerti in
cemento non appare la più idonea in quanto mentre da una parte è di tutta
evidenza la mancanza di qualsiasi condizione di storicità della struttura, realizzata
alla metà del XX secolo, traspare altresì il concreto rischio di danni alle
limitrofe strutture romane.
La soluzione
suggerita, stante le considerazioni svolte, appare quella di demolire la
porzione di volta, sostituendola con una struttura leggera, capace di
determinare il minimo impatto con gli apparecchi verticali.
I distacchi nel
paramento e le sconnessioni di questo dal nucleo murario osservati in
prossimità del portale centrale del Teatro Marittimo dovrebbero essere trattati
con iniziazioni di malta fluida di calce e pozzolana ventilata al fine di
eliminare le soluzioni di continuità presenti; altresì potrebbe rendersi
necessario l’inserimento puntuale di barre di connessione in carbonio al fine
di scongiurare ulteriori perdite di stabilità.
Per ciò che riguarda
il muro perimetrale delle c.d. Biblioteche, esso mostra segni di degrado nel
nucleo murario dovuti alla perdita di parte del paramento in laterizio; ciò
induce a valutare la necessità di reintegrare ‘nello spessore originario’
l’apparecchio murario (anche ripristinando parzialmente il paramento); si
suggerisce però, insieme alla attenzione verso la realizzazione in opportuno
sottosquadro delle reintegrazioni in parola, anche l’applicazione, da entrambi
i lati, di cavi tesi ancorati al terreno e resi solidali alla muratura per
tramite di barre passanti di ridotto spessore con piastre all’estremità,
soluzione che scongiurerebbe il rischio di cedimento fuori dal piano della
parete insieme garantendo le caratteristiche di reversibilità e ‘minimo
intervento’ ormai assunte a criterio discriminante nel restauro conservativo.
Da ultimo verrà
presentata la reintegrazione della volta delle Piccole Terme, realizzata
mediante una calotta in corten sollevata ed ancorata alla muratura romana
originaria mediate appoggi in acciaio.